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Eredità digitale

Ormai con la diffusione dei social network e con internet non abbiamo più una sola identità, ma due, una reale ed una virtuale. Anzia qualcuno ne ha anche più di due, creando fake a go go, ovvero quei profili falsi che invadono il web. Ma cosa succede, una volta che non ci siamo più? La nostra identità virtuale continua a vivere sul web. E ciò è un tantino macabro. Facebook ha da poco realizzato il traguardo di un miliardo di utenti registrati. Si ma si sa anche che molti di questi utenti sono morti e altrettanti sono fake, ovvero personaggi falsi, immaginari. C’è chi ha più di un profilo e si diverte a giocare con più di una identità. Il problema è che per gli utenti morti esiste una bacheca dove scrivere, delle foto che restano in rete, nessuno stacca la spina a questa vita alternativa sul web. In Italia ancora non si parla di eredità digitale, ma in America ci si inizia a porre il problema di chiudere profili una volta che un utente non c’è più. È giusto per la memoria stessa di quell’utente. Si pensi all’usanza macabra che c’è di far girare foto di persone che non ci sono più, magari vittime di violenze o di omicidi, spesso sono catene di S. Antonio per informare e sensibilizzare le persone. Ma le persone che non ci sono più si rivolterebbero nella tomba ed ai parenti sicuramente non fa piacere vedere la foto del proprio congiunto che circola sul web indisturbata.

Timidamente si inizia a parlare di eredità digitale, proprio Facebook, che è uno dei social network più affollati e quindi con la più alta probabilità di trovare profili di utenti che non ci sono più, offre l’opportunità di cancellare i dati della persona deceduta e di lasciare solo il diario trasformandolo in una sorta di pagina commemorativa per chi resta. È un primo passo. Anche Google ha recentemente realizzato una pagina dove è possibile decidere cosa fare dei propri dati quando il profilo sarà “inattivo”, una sorta di testamento per l’eredità che si lascia on line: password, foto etc..

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