Gli hacker informatici sono considerati per l’opinione pubblica dei pirati informatici, e cioè coloro che rubano notizie e informazioni riservate a livello industriale e governativo; da questa considerazione si è sempre ritenuto un hacker un perfetto riminale che viola le leggi della privacy con mezzi illeciti e illegali, ma si può anche affermare che l’attività di hacking serve anche per scopi utili come quelli dell’individuazione di errori di programmazione che possono essere commessi per negligenza o per imprevisto.
Ma da un hacker informatico si possono anche risolvere questi tipi di problema per trasformarli in strumenti necessari, come ad esempio il riuscire ad accedere ad un sistema informatico evitando le protezioni e per rendere il sistema stesso ancora più sicuro.
Il termine hack era usato in passato dai membri del Tmrc per stabilire un progetto intrapreso, oppure era un termine usato dal vecchio gergo degli studenti del Mit che si divertivano a fare scherzi elaborati, ma di lì a poco il termine subì una connotazione ben precisa e gli hacker informatici del Tmrc lo usavano sui primi computer per programmare schede perforate per poi farle girare sui terminali dell’IBM 704 e sul Tx-0.
Le attività dei primi hacker informatici non erano né illecite e né illegali anzi erano volte alla programmazione di software e hardware per poi combinarli insieme, e mettevano a disposizione moderni sistemi operativi e linguaggi di programmazione utili allo sviluppo di mezzi sempre più avanzati. Col tempo dunque gli hacker informatici si distinguevano dai delinquenti comuni che frodavano e rubavano informazioni private con il termine di cracker, per distinguere proprio gli hacker buoni da quelli cattivi.
Inoltre i cracker erano quelli meno dotati dal punto di vista delle conoscenze informatiche, dato che usavano strumenti come tool e script senza capirne l’effettivo funzionamento; oggi c’è una certa confusione per indicare chi sia davvero un pirata informatico che delinque da quello che invece è utile allo sviluppo di nuove programmazioni.
In tempi moderni infatti si è soliti definire e generalizzare un hacker informatico con un cracker definendolo semplicemente un pirata informatico; ma avrebbe molto senso “non fare di tutta un’erba un fascio” visto che anche nel campo dell’informatica bisogna distinguere il “buono” dal “cattivo”.